D. Quale libro sta leggendo in questo momento?
R. La sera andavamo in via Veneto di Eugenio Scalfari comprato in edicola in Umbria poco prima di ferragosto come libro delle vacanze e per recensioni sia For What It’s Worth di Ida Stamike e #altre pagine di Davide Barilli.
D. C’è un libro che lei ha cambiato la vita e cambiato il suo modo di pensare?
R. Uno solo no, ma Occhio critico di Guido Ballo in prima liceo mi aprì all’arte contemporanea. È stata più la saggistica della narrativa a farmi evolvere.
D. Il libro che avrebbe voluto scrivere?
R. A livello di narrativa forse i due romanzi brevi di Fedor Dostoevsky Il sosia e Il giocatore. Come saggistica Il trattato di semiotica generale di Umberto Eco o L’arte moderna 1770/1970 di Carlo Giulio Argan.
D. Il libro che ha più influenzato la sua scrittura?
R. Tanti e forse più il teatro di Ionesco e di Brecht o la poesia futurista e in parte ermetica e beatnik anche nella mia prosa!
D. Il libro che reputa sottovalutato?
R. Il diario minimo di Eco, anche se è una raccolta di saggi, lo trovo geniale.
D. L’ultimo libro che l’ha fatta piangere?
R. Non ricordo di aver pianto per le parole di un libro, magari davanti a un film o una sola sequenza oppure di fronte a una fotografia come quella del bambino annegato sulle coste italiane.
D. Ultimo libro che l’ha fatta ridere?
R. Di recente il Batman di Massimiliano Parente: vorrei leggere tutti i suoi altri!!!
Il libro che non è riuscito a finire?
Iniziati tante volte sia la Recerche di Proust sia l’Ulysses di Joyce!
D. Il libro che ammette di non aver letto?
R. La Bibbia per intero e molti classici e quasi tutti i libri vincitori dei premi letterari italiani.
D. Cosa leggeva da bambino?
R. Prima il Corriere dei Piccoli (geniale), poi Topolino (discontinuo), invidiavo amici o compagni di classe che avevano l’enciclopedia Conoscere che non mi hanno mai comprato: al suo posto la ben più noiosa per me Enciclopedia UTET, che non ho mai usato seriamente. In compenso ero attratto dalle immagini pittoriche della collana Capolavori nei secoli.

D. È un lettore capace di leggere più libri contemporaneamente?
Per lavoro sì, ovviamente saggistica. Ma un romanzo lo leggo dall’inizio alla fine senza aprirne altri in quel momento.
D. Legge le novità proposte dal mercato o preferisce rileggere?
R. Non ho mai riletto romanzi, se non alcuni passi (quasi sempre gli stessi) a scuola quando insegnavo per anni e anni. Come recensore sono io a chiedere agli uffici stampa le novità che mi incuriosiscono.
D. Come suddivide i libri?
R. Per argomento, al cui interno cerco di accorpare i volumi per editrici e ancor meglio per collane.
D. Domanda con due risposte: quelli che tiene sul comodino e quelli scaffalate in libreria.
R. Sul comodino quelli che voglio, vorrei o dovresti leggere. Sul tavolino salotto quelli che prima o poi prenderò in mano. E sugli scaffali i libri già ‘vissuti’ o ‘consumati’…
D. Ci sono libri che tiene sempre a portata di mano?
R. Alcuni dizionari di musica classica, di jazz, di rock, di cinema, di simboli. E anche molte storie del jazz, per lavoro. È una copia dei miei libri più recenti!
D. Oggi, nell’era digitale, si è arreso all’idea che in una lastra di computer ci può stare una biblioteca?
R. Faccio ricerche su Google, ho qualche testo su PC, ma rifiuto le versioni elettroniche dei libri quando sono proposte dagli uffici stampa. Recensisco e leggo solo cartaceo: vecchie abitudini.
D. Qualcuno ha detto che la libreria, per un critico, un poeta, un giornalista, uno studioso, un narratore, è come la scatola degli attrezzi per lo stagnaro, se li vede in questa immagine?
R. Forse paragonerei la scrivania dello scrittore alla scatola o cassetta degli attrezzi, mentre la libreria. (con tutti gli spazi a essa connessi) è meglio relazionabile a una bottega o un’officina dal punto di vista simbolico.
D. Quale dei suoi libri pensa o vorrebbe rimanesse fra 100 anni?
R. Mi piacerebbe il mio romanzo d’esordio Cinquanta. Secondo Novecento, uscito nel 2004.
