Tratto dal libro di Enrico Cogno, “JAZZ INCHIESTA: Italia, Il Jazz negli anni ’70”.

// di Irma Sanders //

In piena esplosione free, «Musica Jazz» ospita sulle sue pagine un corso propedeutico sul jazz (L’ABC del jazz), scritto da Livio Cerri.

Questo Cerri, nel 1969, aveva pubblicato un libro (Jazz In Microsolco, Nistri-Lischi ed.) in cui se ne leggono di tutti i colori. Vale la pena di riportare uno o due esempi: «Confesso che ho deliberatamente atteso molti mesi prima di decidermi a prendere in considerazione un disco (THIS IS OUR MUSIC) dell’artista Ornette Coleman, salutato da molti e troppo benevoli critici nordamericani e da alcuni giovani nostrani come l’idolo del jazz d’oggi. Non mi piace esprimere sinceramente un mio giudizio per poi sentirmi dire che sono un bieco reazionario o peggio, e quindi cerco di evitarlo. Ora che anche i sostenitori di Coleman cominciano a manifestare qualche dubbio e che la ventata di moda sta passando, mi sento già un po’ più tranquillo. Una cosa che avevo molto ammirato nei jazzisti del dopoguerra era quella indiscutibile rifinitura tecnica, che non mi faceva sfigurare quando mettevo sul giradischi le loro incisioni per farle ascoltare a musicisti accademici. Ma credo che non farò mai ascoltare un disco di Coleman a un musicista classico, altrimenti dovrei arrossire dalla vergogna. Infatti, il simpatico Ornette vorrebbe dire cose nuove o crede di dirle, ma manca di ogni preparazione fondamentale per poterlo fare: la sua sonorità al contralto e quanto di più brutto e volgare abbia ascoltato da molti anni».

Scrive ancora Livio Cerri:

«Devo premettere che il sassofonista John Coltrane e stato molto gonfiato da alcuni nordamericani ed europei c che io ho espresso molte riserve su di lui sin dal tempo in cui venne in Europa col quintetto di Miles Davis, suscitando molte reazioni fra i cultori piu sprovveduti e che credono ciecamente a ciò che viene stampato negli Stati Uniti. Con questo disco (AFRICA BRASS) abbiamo la quintessenza di Coltrane; penso perciò che esso sarà molto ammirato da coloro che ritengono Coltrane una specie di caposcuola del nuovo jazz. Quanto a me, non posso che confermare i miei precedenti giudizi: non voglio dire che non si tratti di jazz, ma se davvero il jazz odierno dovesse prendere questa piega, potete star sicuri che lo abbandonerei decisamente, malgrado i trent’anni di costante fedeltà di studio. Pertanto dirò semplicemente che si tratta di musica che decisamente non mi piace e di cui assolutamente nulla mi attrae: né i gargarismi di sassofono-cornamusa (sia nel caso del tenore che del soprano) del titolare, né il modesto pianista McCoy Tyrner, né gli assoli di batteria…».

Tratto dal libro di Enrico Cogno, “JAZZ INCHIESTA: Italia, Il Jazz negli anni ’70”.