// di Irma Sanders //

Mattia Cigalini è stato un enfant prodige, un fenomeno assoluto, un contraltista nella migliore tradizione parkeriana. Forse la sua massima influenza va ricercata in Phil Woods, un altro erede di Bird. Queste le sue parole: “Ho dovuto smettere di ascoltare Phil Woods, perchè ho capito che mi stava notevolmente influenzando. E’ talmente grande che alla fine ascoltandolo cercavo inconsciamente il suo suono rischiando di dimenticare la mia strada. Ma all’esame finale di diploma al Conservatorio, qualche mese fa presentai proprio una sua sonata classica-jazz. Trovo Hodges piuttosto sottovalutato dai saxofonisti, e non solo. Credo che da lui e dalla musica di Ellington possano partire ancora percorsi musicali nuovi. Vorrei dire anche però quanto sia importante guardare “oltre” al proprio strumento. Assimilo molto dai pianisti, tutti i pianisti della storia del jazz. Perché è lì che si può acquisire un certo tipo di linguaggio armonico. Anche dai batteristi traggo molta ispirazione. Deliro per Elvin Jones in particolare, ma tutti i grandi drummers hanno qualcosa da insegnare, qualcosa che può risultare interessante rapportare ad un altro strumento”.

Mattia Cigalini ha pubblicato il suo primo disco nel 2008 a soli 19 anni. Ne aveva appena 20 quando fu dato alle stampe questo ambizioso progetto, in doppio vinile, nel 2009 con Fabrizio Bosso tromba, Andrea Pozza Piano, Riccardo Fioravanti contrabbasso e Tullio De Piscopo batteria e percussioni. “Arrival Soon” è gioiello di hard bop post-moderno di alta scuola basato su una manciata di standard e di originali, proprio nel segno della tradizione. Cigalini ha continuato a registrare dischi fino al 2016, ottenendo una serie di riconoscimenti internazionali, specie in Giappone ed in USA, il suo ultimo lavoro è stato pubblicato dalla Verve. Nel frattempo Il giovane sassofonista ha creato una sua azienda di produzione di strumenti musicali di pregio.

Ma il fatto che sia da tempo scomparso dalle scene non è dovuto alla sua attività imprenditoriale (penso a Franco Ambrosetti, noto industriale svizzero, che concilia molto bene le due attività), o impedimenti di altra natura, ma alla politica. Dal 2016 Mattia Cigalini è sindaco di Agazzano, ridente paesino di 2000 anime in provincia di Piacenza. Non so se il suo mandato sia scaduto o se stia per scadere, ma sprecare tanto talento artistico per la politica, che è la cosa più prosaica, mi sembra un’offesa alle muse.

Diceva Cigalini:A differenza del tenore che ha avuto tantissimi protagonisti, i maestri-capiscuola dell’ alto si contano sulle dita di nemmeno due mani. Bird, Paul Desmond, Lee Koonitz, Eric Dolphy, Cannonball, Kenny Garret fra i contemporanei. Tutti dobbiamo qualcosa a ciascuno di loro. Chi non ha subito l’ influenza di Charlie Parker? Il problema è che l’ alto è uno strumento che va ancora scoperto, che può ancora riservare tante sorprese. Io uso in questo periodo una combinazione di ancia e bocchino che richiede molta forza e molto fiato, ma mi permette una sonorità intensa. Talora in “Arriving soon” pare che compaia un tenore. C’è molto da inventare“. Speriamo che Mattia torni ad inventare qualcosa per il mondo del jazz italiano…