// di Marcello Marinelli //

Jamaica e Norvegia due mondi così lontani geograficamente e culturalmente con tradizioni musicali agli antipodi s’incontrano sul terreno del Dub, una delle varianti reggae, approccio prevalentemente strumentale e elettronico della grande tradizione caribica, rivisitato e corretto infasesperimentale. Sly & Robbie, ( the riddim twins) la coppia più longeva di musicisti e produttori jamaicani che hanno suonato e collaborato con una miriade di musicisti e in contesti molto diversi gli uni dagli altri, senza perdere il loro tratto distintivo di beat afro caraibico, incontrano il trombettista norvegese Nils Petter Molvaer di area ECM, il chitarrista Eivnd Aarset, anch’esso norvegese e il DJ e musicista finlandese Sasu Ripatti alias Wladislav Delay.

La miscela di questi suoni crea un impatto suggestivo di atmosfere di non semplice definizione. In precedenza il famigerato duo di Kingston aveva collaborato con jazzisti, per la precisione con Monty Alexander in un album del 2000, “Monty Alexander meets Sly & Robbie” una curiosa miscela di jazz reggae dove su un beat reggae si snodavano le improvvisazioni di stampo jazzistico, un incontro jazz musicale al 50% diviso tra reggae e jazz. Qui il contesto è assai diverso, l’incontro avviene su coordinate musicali che ricordano i lavori del Miles elettrico degli anni ’70 e ’80 a cui il trombettista norvegese è debitore in fatto di ispirazione, al pari della stragrande maggioranza dei trombettisti moderni.

Qui, forse c’è il nesso col mondo del jazz, se consideriamo jazz i lavori dell’ultimo Davis e qui i pareri sono alquanto discordi e per molti questo lavoro non ha nulla a che fare col jazz, parimenti alla collocazione del trombettista norvegese in area ECM, quindi per qualcuno non sarà affatto un disco jazz. Per quanto mi riguarda, essendo io un irriducibile ecumenico lo faccio rientrare in questo ambito, oppure imparentato da vicino col jazz, o se preferite un parente alla lontana, comunque ci ravviso dei punti di contatto. Non mi voglio impiccare con la definizione di questo lavoro, ma lo trovo un ottimo disco in cui l’interplay di nord Europa e Jamaica produce una sintesi originale e di alto livello. Il beat dei “gemelli del ritmo” è possente, psichedelico e ipnotico, comunque un beat di stampo afro che si mescola superbamente con sensibilità nordeuropee di matrice bianca e qui sta la magia della musica che supera contorni e provenienze creando una sintesi tra mondi apparentemente lontani facendoli avvicinare e miscelare in maniera superlativa, almeno secondo il mio modo di intendere la musica.

Sono particolarmente attratto da lavori nuovi ai confini del mondo e dei generi ma non fonderò nessun partito della contaminazione e non faccio proselitismo, offro la mia maniera di guardare la musica a cavallo del mio destriero e qualche volta lotto contro i mulini a vento, ma per fortuna la lotta contro di loro non produce effetti letali.