// di Francesco Cataldo Verrina //

Se ci pensiamo bene il jazz è anche storia di migrazioni sonore, di flussi ritmico-armonici che si spostano da un’epoca all’altra, da un continente all’altro, incontrando sul proprio cammino elementi di rottura e di cambiamento, che ne potenziano la genetica e la sintassi facendone, nell’accezione più larga del termine, un sistema di vasi comunicanti unico nell’ambito dei generi musicali contemporanei.

Per paradosso l’album «Flamants Roses» del Nicola Sergio nasce da un’idea alquanto seduttiva e di alto valore filosofico ed immaginifico. Ecco come la racconta racconta l’autore stesso: «Tutto è iniziato dopo aver visto un documentario sulla migrazione dei fenicotteri in Africa, minacciati dai marabout, uccelli dall’aspetto spaventoso che si nutrono di carogne, durante la loro migrazione. Ho avuto subito l’idea di utilizzare questa immagine come metafora per esprimere il tema dell’eterna lotta tra il bene e il male, identificando nei fenicotteri personaggi reali o letterari che hanno lottato per realizzare i propri sogni e difendere i propri ideali; e da utti coloro che li minacciano».

«Flamants Roses», è un progetto che si sviluppa sull’ossatura di un piano-trio espanso con Nicola Sergio al piano, Mauro Gargano al contrabbasso e Christophe Marguet alla batteria, sostenuti nelle tracce 2, 4, 5, 8 e 9 dal sax di Jean-Charles Richard. Un album che parla Italo-francese e di cui il band-leader sembra essere molto soddisfatto: «Con grande emozione che mi rivolgo a voi per condividere una nuova sfida, un nuovo sogno, una nuova avventura! Avventura sfida, sogno, natura. In fondo, ho sempre creduto che, in qualsiasi epoca o periodo, chi crea (indipendentemente da «cosa» crea), lo fa per rispondere ad una necessità naturale, ad un bisogno esistenziale di vedere nascere la propria opera e di condividerla con gli altri. Per farlo deve essere come un fiume in piena, andando al di là degli gli ostacoli e delle circostanze. Chi crea traccia la propria rotta, senza esitazione e senza paure per il futuro. Perché la passione ed il desiderio di creare sono sempre più forti di qualsiasi calcolo. Il sogno è più forte del rischio, il percorso più importante del risultato! Per questo, nonostante il contesto sociale e geo/politico in cui viviamo, voglio credere appassionatamente che abbia ancora senso sviluppare un progetto ambizioso».

Registrato il 20 ed il 21 gennaio 2022 presso lo studio di Meundon, l’album tocca molti temi non solo musicali, spaziando tra partiture classicheggianti, affreschi descrittivi e documentaristici, attraverso un ottimo post-bop contemporaneo intarsiato di sonorità mediterranee: «La prière de l’autre», ispirata all’immagine di un ateo che prega per il dialogo tra le religioni ; «Chant de sirène», ispirata dalla leggenda di Ulisse, simbolo di audacia e sete di conoscenza; «Le chemin des deux héros», dedicato ai giudici siciliani Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, assassinati dalla mafia. «Flamants Roses», dedicato al pianista Fred Hersch. In fondo Nicola Sergio veste i panni del visionario, proponendo un percorso sonoro itinerante e a larghe maglie, a volte onirico e sospeso tra realtà e fantasia, tra sogno ed immaginazione. Le sue parole sono alquanto eloquenti: «Per poter sognare di essere ancora con voi, di condividere la mia musica, di immaginare che qualcuno possa stare bene ascoltandola, di vedere i vostri volti e ricevere il vostro caloroso abbraccio dopo un concerto, di condividere il palco con i miei formidabili musicisti, di interagire con gli organizzatori dei festival, i fotografi, i tecnici, di prendere l’aereo per tornare a suonare in Europa ed in Asia. Questo è ciò che mi fa sentire vivo quando mi sveglio».

Il flusso migratorio delle idee sonore è piuttosto riuscito, il disco è ben fatto ed il costrutto sonoro evidenzia il talento dei quattro musicisti (tre+ uno) coinvolti nel progetto, i quali dialogano con leggerezza sulle corse pianistiche di Nicola Sergio, che condivide gli spazi con i sodali senza mai tentare di soffocarli o di primeggiare a tutti costi. Un disco «viaggevole» (consentitemi il neologismo), che conduce lontano verso fantastici territori inesplorati senza mai costringere il fruitore a dover pagare dazi e dogane. Le parole del pianista sono il miglior suggello a questo nostro veleggiare sulle parole: «Il tema principale del mio progetto è proprio legato alla dimensione del sogno, della sfida e dell’avventura».