“Il popolo del blues soffre, rumoreggia e invoca Dio”.
// di Marcello Marinelli //
“Malcom e Marie” tornano a casa (GOING HOME) e la melodia del sax tenore e il piano con gli accordi di accompagnamento , accompagnano la coppia in questo ritorno (quando accompagnamento e accompagnare coincidono) . Malcom ha presentato il suo film, è un regista cinematografico, lei è la sua musa ispiratrice nonché sua compagna. Archie Shepp è Malcom e Horace Parlan è Marie, ma è difficile assegnare uno strumento ad un personaggio, i ruoli e gli strumenti perfettamente interscambiabili, quindi nessun ruolo prestabilito, coppia di strumenti, coppia di vita. Lei un passato da tossicodipendente che riesce a disintossicarsi con l’aiuto di Malcom che rappresenta sul set la sua vita tormentata (NOBODY KNOWS THE TROUBLE I’VE BEEN), il sax soprano di Archie descrive soavemente quei tormenti e non tutti i ritorni a casa sono completamente spirituali, sono anche spiritualmente conflittuali ma non nella musica di Archie e Horace, dove sembra tutto così in sintonia, ma i brani sono parentesi nel corso dell’esistenza, quindi possono essere esenti da conflitto e questo disco ne è esente, non la storia che raccontano.
(GO DOWN MOSES).. “Il popolo del blues” soffre, rumoreggia e invoca Dio. Puoi sentirci? Lascia andare il nostro popolo perché così duramente oppressi non possiamo resistere!( quando l’invocazione e la preghiera alleviano le sofferenze). Dio siamo un solo popolo, (One nation under the groove) Non c’è sentimento di vendetta in queste parole e tantomeno nelle note del canto strumentale, l’invocazione e la preghiera sono pacifiche e il soffiato del sax di Archie concilia col mondo, non c’è urlo nel suono di Archie come in altre occasioni e anche le note strozzate preludono alla bellezza della vita, del bene, malgrado il male e nonostante il male. C’è la bellezza della melodia e dell’armonia in sintonia dell’universo. E’ possibile essere in sintonia con l’universo? Si, almeno per la durata di questo bel disco che riesce nell’ardua ed eroica impresa. Il sax tenore si alterna al sax soprano e Horace continua a ricamare accordi di contorno e di sostanza leggera ma non evanescente.

Il duo parla e dialoga come se avesse abbassato l’ascia di guerra, grazia sorprendente (AMAZING GRACE). Che giornata mio Dio (MY LORD WHAT A MORNING) “Quando le stelle cominceranno a cadere, si sentirà un suono di trombe, a ridestare le genti sepolte che guarderanno la destra di Dio”. Per il momento si sente il suono del sax soprano e del pianoforte che raccolgono le voci degli antenati. Non vogliano più sentirci come figli senza madre, (SOMETIMES I FEEL LIKE A MOTHERLESS CHILD) cantano le voci degli avi, voci lacerate, voci blues che riecheggiano nell’aria per trasformarsi in autentici canti di liberazione e di amore frustrato e vilipeso, che si riprendono gli spazi e rivendicano tristemente e dolcemente che non ci si può sentire figli senza madre, qui la spiritualità si fa ancora più viva e toccante. Dio dell’amore con la tua benedizione possiamo farcela a raggiungere l’eternità (COME MORNING) ma ora torniamo a casa. Ora però vieni a riportarci a casa, va dolcemente dolce carro, riportaci a casa (SWING LOW SWEET CHARIOT).
E Malcom e Marie? Sono a letto, pronti a dormire pacificati dopo una giornata convulsa, con la musica di questo disco, da Horace Parlane (R.I.P. man) e Archie Shepp Sono i protagonisti della pellicola la causa indiretta e fortuita del ricordo di questo gran disco che compare nella scena finale di questo bel film (Malcom & Marie) con mia inattesa e piacevole sorpresa. But It’s late, everebody going home!