// di Francesco Cataldo Verrina //
«When the Light Comes» della Jayl Band è un album di jazz contemporaneo disteso su un tappeto tipicamente fusion, dove l’uso di strumentazioni elettriche sposa la tradizione attraverso un morganatico sonoro che riesce a posizionarsi tra passato e presente, ma con gli occhi sgranati che guardano verso il futuro. Pubblicato all’inizio dell’estate 2021 da Alfa Music, il disco rappresenta un gesto creativo di notevole spessore ma anche un atto di liberatorio dalle catene del Covid 19 che sembrava avesse intrappolato ogni libertà o possibilità esecutiva all’esterno, accentuando, al contempo, i demoni creativi di tanti musicisti, spesso costretti ad interagire virtualmente per via telematica. Come racconta Alberto Giraldi, motore mobile e leader della Jayl Band: «Quello che avete fra le mani è frutto del lavoro a distanza, nel tempo di pandemia: ognuno di noi ha registrato in casa propria e poi, il sottoscritto ha assemblato tutto, dando vita a «When the Light Comes».
L’album è anche il frutto di un tempo sospeso e scorrendo le varie tracce si percepisce un tentativo di narrare emozioni con uno spirito leggero in grado di fugare paturnie e preoccupazioni. Il suono è gradevole e lussureggiante sotteso da un groove deciso e corposo, qua e là sfumato attraverso qualche ballata dal sapore romantico. Alberto Giraldi , piano elettrico e keyboadrs, ha trovato validi compagni di viaggio disposti a condividere un percorso musicale che trova il perfetto baricentro ispirativo negli anni ’80: Flavio Calogero basso elettrico, Andrea Verlingieri alto sax, Andrea Gentili chitarra elettrica e Cristiano Micalizzi batteria. Come sottolinea lo stesso Giraldi: «When the Light Comes», è un disco dedicato ed ispirato al grande Jeff Lorber, «inventore» di quella fusion anni ’80 che ha nel Fender Rhodes lo strumento principe. Una sonorità moderna, brillante ed estroversa che ispira il pensiero positivo d’oltreoceano».

La scelta del titolo nasce da una ballata contenuta nell’album che vuole essere un auspicio ad uscire dalle tenebre di un bolla opprimente che, per lungo tempo, ha intrappolato l’umanità gettandola in un Medioevo di preoccupazioni. Le parole del band-leader sono alquanto eloquenti: «A proposito, il titolo dell’album – preso dell’undicesima traccia – era già stato scelto solo qualche mese prima dell’emergenza mondiale, per puro caso. Dunque, non potrebbe che essere un positivo auspicio da parte della Jayl Band: che torni la Luce, che si superi il buio e che si torni ad abbracciarci, a stare insieme ed a fare Musica. Senza dimenticare ciò che è stato, ma con lo sguardo sempre rivolto al futuro e alle cose belle, cioè quello che ho cercato di fare, scrivendo le dodici composizioni racchiuse nel disco».
L’ottima intesa fra i sodali è il vero valore aggiunto dell’album che si stanzia attraverso un costrutto sonoro jazz-fusion con qualche irruzione rock, specie nell’uso della chitarra elettrica ma prevalentemente sotteso da potenti contrafforti funkfied. Ne sono una dimostrazione lampante le prime due tracce: «Purple Energy» e «Morning Fever», che descrivono perfettamente talune ambientazioni anni ’80 dal gusto metropolitano con un ottimo ordito di tastiere ed un eemplare picchettamento di basso e batteria. »Even If It rains» è un sinuosa ballata che concede un attimo di tregua ed acquieta gli animi, ma la successiva «Brancing», uno dei momenti più riusciti ed attrattivi dell’intero album, ci ricorda che forse la mission della Jayl band è un altra.
»July Evening» ricalca lo stesso mood della traccia precedente, mentre vampate di funk fuso a caldo si diffondono nell’aria. «Odd & Evening» prosegue la corsa mentre scenari urbani si dischiudono nella mente del fruitore. Quasi come in film «Evening Funk» aggiunge alcuni dettagli alla trama del racconto, intessuta ancora attraverso irresistibili riff funk-flow: irresistibile l’assolo del contralto. «Day Love» è una suadente ballata ricamata da un sax ad altra gradazione romantica, quasi un distillato di miele mille fiori. «This Is Tomorrow» è un altro peana al dio del fuoco bruciato sull’altare del funk a presa rapida. «Jeff» è un mid-range ortodossamente fusion, sulla linea di confine cdi un raffinato smooth-jazz, dotato un ottimo gancio melodico che accenna a qualche cadenza latina, specie nel cambio di passo. La title-track, «When the Light Comes» rappresenta l’anima vibrante dell’intero disco, un slow-motion, quasi una quiete dopo la tempesta. «Scarborough» chiude l’album con passo deciso su un incisivo terzinato rolliking, da fare invidia alla colonna sonora di un poliziesco americano degli anni Settanta.
«When the Light Comes» è un album gioviale e diretto, facile da fruire, ideale per viaggio anche di fantasia; in fondo come auspica lo stesso Giraldi: «A tutti coloro che ascolteranno il disco, consiglio di trovare un’ora per rilassarsi e gioire di uno spazio spensierato e positivo. Jayl Band vuole essere anche questo, con l’augurio per tutti di ritrovarci davvero..quando arriverà la luce».
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