// di Marcello Marinelli //

In una delle mie molteplici folgorazioni nel lungo della mia non breve vita, da cui mi sono sempre salvato non miracolosamente, (forse sarò resistente all’elettricità o a quel tipo di elettricità sonora che ti permea il cervelletto, l’ipotalamo e l’amigdala lasciandoti, al posto di lesioni letali cerebrali, scariche di protoni ed elettroni che invece di ucciderti ti fortificano e ti sparano scariche adrenaliniche altamente positive, positive vibrations; ladies and gentleman: THIS IS OUR MUSIC.) un giorno, tanto tempo fa in viaggio in una Siria pacificata mi imbattei nel disco di Bobby Mc Ferrin col titolo omonimo, il suo primo disco.

Avevo il mio fido walkman su cui un amico mi aveva riversato il contenuto del vinile di cui mi ero ripromesso di sentirlo perché me ne aveva parlato in maniera entusiastica un amico audiofilo che aveva sempre novità a portata di mano perché il fratello faceva la spola con New York per lavoro e riportava sempre gioielli da scrigno segreto in anteprima. Avevamo programmato un viaggio in medio oriente, era la primavera del 1983. Attraccammo al porto di Beirut , destinazione Damasco. Attraversammo il Libano in slalom tra autobombe e miliziani armati in guerra fra loro, tutti contro tutti, per raggiungere la pacifica Siria.(Come cambiamo i tempi). Al confine tra i due stati in alta montagna su un pulmino guidato da una guida siriana ci fermammo per una sosta sul monte più alto della catena montuosa libanese il monte Hermon, Ci sgranchimmo le gambe, facemmo i nostri bisogni e li capimmo chi erano i nostri migliori amici, nel momento del bisogno.

Avevo alle mie orecchie il walkman Sony e decisi di iniziare a sentire la cassetta di questo sconosciuto cantante. Come al solito, da borgataro com’ero, ma comunque addomesticato, mi arrampicai su un traliccio dell’alta tensione, forse per via anche del libanese che avevamo fumato a bordo, per vedere se riuscivo a vedere la città di Damasco sulla pianura adiacente alla montagna. Mi arrampicai su per il traliccio, il walkman mandava un pezzo di Van Morrison – Moondance- cantato da questo sconosciuto cantante ora però diventato stratosferico, partì l’assolo cantato con la voce, toccai i fili dell’alta tensione, era tutto così stratosferico. Rimasi pendolone sui fili carico di elettricità. Non avevo mai sentito prima un assolo con la voce così corposo, così ispirato, così da sballo, così bello. Quando attaccò Hallucinations di Bud Powell toccai tutte le zone dell’atmosfera, la stratosfera e via via la troposfera, mesosfera, termosfera e esosfera.

Mi sentii come Roger Rabbitt quando gli fanno bere per la delusione d’amore un goccetto molto forte e in preda a spasmi e convulsioni spicca il volo. La voce sovraincisa, solo voce, canta il tema e poi l’assolo con la voce che fa anche il giro di basso. Ormai ero nello spazio siderale, espulso nel cosmo da energia musicale, l’energia mi spinse in volo sopra il cielo di Berlino, che dico il cielo era di Damasco. Ero stato un pollo (Chiken) a farmi prendere così alla sprovvista dall’ispirazione musicale ma so che da lì a breve avrei partecipato al Giubileo (Jubilee) in terra siriana e veleggiando impazzito dall’alto dei cieli finalmente planai finalmente nella piazza del Arcieparchia. In quel luogo in preda a furori mistici salii su un palco improvvisato, a noi amanti del jazz ci piace improvvisare, presi un megafono e in qualche modo, in anticipo sui tempi, amplificai il pezzo di Horace Silver (Peace) per diffonderlo tra la folla. L’assolo di voce che sembrava il trombone di Vic Dickenson ma era la voce che imitava un trombone e per me era celestiale e divina ma i poliziotti siriani non la pensarono allo stesso modo e mi arrestarono.

Passai la notte in cella nel carcere “Sednaya Military Prison” ma la notte nella cella oscura, illuminata solo da una luce fioca, portò consiglio; mi ricordai di un bel fim di Jim Jarmush (Doumbailo – Down by low) del 1986 che non so per quale motivo mi venne in mente perché eravamo nel 1983 , oltre al delirio mistico forse anche la chiaroveggenza, dove Benigni recluso insieme a Tom Waits e Joun Lurie ha una grande invenzione, disegna una finestra nella cella e da lì il terzetto evade. Io feci altrettanto. Disegnai una finestra senza sbarre ed evasi. Era notte fonda e la voce di Bobby Mc Ferrin che imitava un trombone, quel trombone per associazione libera, per me era di Vic Dickenson, mi portò sulla luna. Inizia a danzare su di essa e a cantare (Moondance) e insieme a Bobby Mc Ferrin, e poi tutti insieme Bud Powell, Vic Dickenson, Horace Silver, Van Morrison, Victor Feldman Larry Klein and other friends conosciuti on the road, ora on the sky, feci il viaggio a ritroso e ritornai a casa , il viaggio appena cominciato era già finito e piombai in lungo sonno.

Ma la morale di questa storia? (voce fuori campo)

Mai salire su un traliccio dell’alta tensione sulla via di Damasco con un walkman sulle orecchie e sentire la voce di un cantante sconosciuto, un tal Bobby Mc Ferrin; è molto pericoloso.