// di Francesco Cataldo Verrina//

Se tanto mi da tanto, “l’uomo ragno, Jamie Cullum, e “l’incredibile Hulk”, Christone Ingram, avrebbero dovuto far saltare l’Arena Santa Giuliana, che invece rimane in parte incompleta, i posti non sono tutti coperti.

Non è il pubblico delle grandi occasioni, ciononostante i giovani sembrano gradire questa formula di Umbria Jazz in scatola di montaggio, formato spettacolo: Jamie Cullum, con il suo swing da balera scuote gli astanti e li istiga più volte alla danza con una miscela di pop a tinte jazz a metà strada tra Joe Jackson e Michael Boublè capace di mutare, trasformandosi in un DJ hip-hop. Quando canta, invece, sembra riecheggiare le melodie della Motown, i classici del Nothern Soul e le vecchie arie del Cliff Richard anni ’60.

È chiaro che non basta un clarinetto o un tromba per ricreare un’atmosfera simile a quella del Cotton Club. Lo spettacolo di Cullum sembra più un surrogato del film i Blues Brothers con tanti elementi provenienti dalla tradizione afro-americana: soul, blues, funk, swing e disco-music; per intenderci, nel calderone ci sta tutto! Viviamo nell’epoca della musica frantumata e parcellizzata. Quasi tutti i nuovi fenomeni commerciali non producono album concept, ma solo playlist multiuso e multitasking pronte all’uso sulle varie piattaforme, spesso più piatte che forma. Lui è un buon pianista, ma fa pensare più a Keith Emerson, è tutto un honky-tonky, che non a Bud Powell. La sua t-shirt tradisce l’amore per Chet, ma di Baker neppure l’ombra.

Con Christone “Kingfish” Ingram arrivano sul main stage quasi duecento chili di carne blues di prima scelta, il giovane “Kingfish”, questo il suo soprannome, i bluesmen ne hanno tutti uno, è un fenomeno emerso dalle limacciose acque le Mississipi, ma come quelli della sua generazione ha subito varie influenze, e si sente. Nel suo heavy-blues c’è l’anima soul di B.B.King (fisicamente simile), la rabbia rock di Jimi Hendrix e la modernità elettro-funk di Prince. La platea è soggiogata e sopraffatta da questo gigante buono, nonostante molti giovani fossero andati via dopo le coreografie da MTV di Jamie Cullum.

C’è anche un colpo di scena: il corpulento bluesman scende in mezzo al pubblico e si concede un lungo assolo di quasi dieci minuti, ovviamente non si lancia di peso, sarebbe stata un’idea infausta. Una volta tornato sul palco inizia la fase acustica e qui si risveglia la vera anima blues del Delta. Il trasferimento della sensazione è riuscito e, jazz o non jazz, bomba o non bomba, noi arriveremo a Roma (mi sembra di aver visto Antonello Venditti in platea)..THE SHOW MUST GO ON!

Christone “Kingfish” Ingram